LA MIA MISSION: Virare verso un nuovo modello economico-ecologico

Consumo del suolo, l’importanza del cambiamento

Ha senso parlare di lotta all’inquinamento se non pensiamo anche a fermare il consumo del suolo in atto?

La domanda sorge spontanea, in questo 5 dicembre, giornata mondiale del consumo del suolo.

Il 95% del cibo che ogni giorno mettiamo a tavola proviene dal suolo e il 33% del suolo globale è ormai già degradato: baste questo dato a farci capire quanto anche il tema del consumo del suolo entri a pieno titolo nel novero di quell’economia vorace che negli ultimi decenni ha sfruttato senza ritegno le risorse del pianeta. Non è certamente un caso che l’Agenda 2030 dell’Onu e il Green Deal dell’UE abbiano indicato tra le priorità proprio il ripristino della fertilità nei terreni agrari ed anche la bonifica dei suoli contaminati: rigenerare i territori, conservare la biodiversità, lottare contro la desertificazione e i cambiamenti climatici è importante per poter dare concretezza ad un discorso organico sulla transizione.

Salvaguardare il nostro suolo e la sua biodiversità vuol dire anche ripensare l’agricoltura in senso meno aggressivo, vuol dire rendersi conto che questo capitale non è rinnovabile e dal suo mantenimento dipendono la disponibilità di acqua e di prodotti alimentari.

In Italia secondo l’Ispra il consumo del suolo ha raggiunto il 7,2% ed i geologi  in questa giornata chiedono l’approvazione di una legge organica nazionale. Questa è una istanza giusta: in Parlamento esiste un disegno di legge, denominato appunto “Norme per l’arresto del consumo del suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati”, ma io credo che lo sforzo maggiore vada fatto a monte, riconoscendo che da questa emergenza ecosistemica deve passare la sfida della modernizzazione del nostro paese con un forte richiamo al Green New Deal e al Next Generation Eu.

 

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