Pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno III pag. il 27 Settembre 2018
Oggi esaminiamo il rendiconto generale dello stato per il 2017 e l’assestamento del bilancio per il 2018. Il Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato è il dispositivo attraverso cui l’Esecutivo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica, realizza l’obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria.
La legge di riforma della contabilità e finanza pubblica 196/ 2009, stabilisce che in allegato al Rendiconto, siano illustrate le “risultanze delle spese relative ai Programmi aventi natura o contenuti ambientali” definite come “le risorse impiegate per finalità di protezione dell’ambiente, riguardanti attività di tutela, conservazione, ripristino e utilizzo sostenibile delle risorse e del patrimonio naturale”.
Le risorse finanziarie destinate dallo Stato alla spesa primaria per la protezione dell’ambiente e l’uso e gestione delle risorse naturali, ammontano nel 2017 a circa 4,7 miliardi di euro, pari quindi, allo 0,7% della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato. Ora, i pagamenti effettivamente realizzati nell’anno sono stati solo del 0,5% della spesa primaria complessiva del bilancio dello Stato pari a solo 2,6 miliardi di euro. Per tutelare il nostro ecosistema, per difendere l’aria che respiriamo, la risorsa acqua, la terra, le risorse energetiche e la nostra salute ci si è accontenti di una capacità di spesa pari al 55,4% del totale realmente finanziato.
Andiamo nel particolare: per la protezione del suolo e delle acque di superficie e del sottosuolo sono stati effettuati pagamenti per 740 milioni di euro, solo il 28,66% del totale delle spese realizzate. Per la difesa della biodiversità e del paesaggio ci si è fermati a 411 milioni di euro (15,94%). La gestione dei rifiuti, un tema caldo in nome dell’economia circolare ha visto nell’intero anno solo pagamenti per 364 milioni di euro, il 14,1% del totale disponibile. Per i capitoli di spesa come la “protezione dell’aria e del clima” sono stati emessi pagamenti per appena 60 milioni di euro, pochissimo, sebbene il budget fosse ben più ampio e la spesa avrebbe potuto superare i 240 milioni di euro.
Nel capitolo su “protezione e risanamento del suolo, delle acque del sottosuolo e delle acque di superficie” sono stati spesi solo 740 milioni, si sarebbero potuti spendere 1,38 miliardi. I contributi pubblici alle imprese avrebbero potuto toccare i 700 milioni di euro, tra trasferimenti correnti (21 milioni) e investimenti pro-ambiente (678 milioni), ma alla fine ci si è fermati sotto i 230 milioni. Permettetemi, questa è stata un’Austerity non richiesta. E mi chiedo perché? Nell’esercizio 2018, l’ambiente si ritroverà a gestire i lucrosi “residui”, le somme congelati nel 2017 che si è preferito accantonare, insomma un vero e proprio tesoretto! Risorse stanziate, contabilizzate e mai utilizzate per migliorare la vita dei cittadini e dell’ecosistema.
Concludo sottolineando la gravità della dinamica degli investimenti pubblici. Tra 2014 e 2017 la spesa per investimenti fissi lordi delle pubbliche amministrazioni è scesa di un ulteriore 0,3% sul PIL, attestandosi ad un misero 2%. Senza investimenti pubblici non può ripartire quel circuito virtuoso di cui ha urgente bisogno la nostra economia che in linea con il resto del mondo e con le best practice dei paesi dell’Unione Europea deve virare verso un’economia sostenibile, green e circolare. Gli investimenti pubblici sono un volano non solo per la domanda, nel breve periodo, ma anche per la capacità produttiva potenziale e la competitività delle nostre PMI nel mercato internazionale. Ha ragione il ministro quando afferma che oltre 100 miliardi di investimenti sono già scontati nel deficit tendenziale, ma non sono stati spesi.
La politica del cambiamento è la politica dal volto umano, che metterà fine ad una politica disattenta e di austerità che non ha tutelato le imprese, ha posto poca attenzione alla tutela dell’ambiente, non si è “spesa” per migliorare le condizioni di vita dei cittadini.