Il Commissario Europeo per l’Ambiente Karmenu Vella, ha inviato una lettera ai ministri dell’Ambiente di Germania, Italia, Francia, Spagna e Regno Unito. I ministri sarebbero stati convocati il 30 Gennaio, per chiarire “come e in che tempi si vuole raggiungere il rispetto” delle principali direttive europee in materia di qualità dell’aria. Il nostro Paese è sotto accusa per i livelli di concentrazione di biossido di azoto (NO2), tipico delle emissioni dei motori diesel, e del particolato atmosferico. Se i governi nazionali non dovessero rispondere per tempo la Commissione procederà al passaggio successivo della procedura d’infrazione, ovvero al deferimento alla Corte dell’Unione europea.
In 23 paesi e oltre 130 città, la qualità dell’aria è sotto i limiti ammessi. La Commissione Europea aveva fissato al 2005 la scadenza per far rientrare i valori delle PM10 (le polveri sottili) e al 2010 quella per i livelli del biossido di azoto (NO2), nessuna data è stata rispettata e dal 2008 sono cominciate le procedure legali: per le PM10 sono coinvolti 13 stati, per l’NO2 sono 16, in entrambi gli elenchi c’è l’Italia.
Ogni anno nella UE muoiono prematuramente 400mila persone a causa dello smog e molti di più sono i cittadini che sviluppano malattie cardiovascolari e respiratorie. Secondo la Commissione Europea nel 2013 l’inquinamento da biossido d’azoto, dovuto soprattutto al traffico stradale, ha causato quasi 70mila morti premature in Europa, all’incirca tre volte il numero dei decessi da incidenti stradali. Peggiori sono gli effetti delle emissioni di PM10, che ricordiamo essere cancerogeno, causate dal consumo di energia elettrica, dal riscaldamento, dai trasporti, dall’industria, purtroppo solo in Italia ogni anno provoca più di 66mila morti premature.
Cosa fare? Cambiare stile di vita, incentivare la mobilità sostenibile, costruire ciclovie e una rete di mezzi pubblici elettrici in grado di supportare e collegare lo spostamento tramite biciclette. Per ridurre le emissioni di NO2 e di particolato, è necessario eliminare il maggior numero di auto dalle nostre strade, questo renderebbe la vita urbana più sicura, più economica, più silenziosa e decisamente più piacevole. Accanto alla gestione sostenibile dei trasporti, ulteriori passi devono essere effettuati per il riscaldamento privato e le emissioni provenienti dal comparto industriale.
IL PM10
La sigla PM10 significa Materia Particolata, ovvero particelle microscopiche presenti nell’aria, dal diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro. Queste particelle, chiamate anche polveri fini e ovviamente non visibili a occhio nudo, sono considerate cangerogene, e la loro pericolosità è direttamente proporzionale alla dimensione: più piccole sono le particelle e più in profondità potranno permeare il nostro apparato respiratorio. Sono composte da frammenti di sostanze organiche (fibre animali e vegetali, pollini, batteri, spore) e inorganiche (metalli pesanti, fibre di amianto, solfati, nitrati, polveri di carbone e di catrame, ecc). Per contrastare l’aumento di queste particelle è necessario porre in tatto buone pratiche e comportamenti virtuosi, come contenere i consumi energetici, evitare inutili sprechi nella gestione degli impianti di riscaldamento (attraverso una corretta regolazione degli orari di accensione, il controllo della temperatura massima, la corretta gestione degli accessi ai locali pubblici e esercizi commerciali, ecc.). L’uso di legna in caminetti aperti, e di pallet è anche fortemente sconsigliato, da una ricerca Enea, il 99% delle emissioni di particolato del settore civile è dovuto proprio alla combustione delle biomasse legnose. Paradossalmente le Istituzioni hanno finanziato in varie forme sia l’uso di auto più ecologiche, che le fonti d’energia “relativamente più sporche”, benché rinnovabili come il pellet.
Provenienza delle emissioni di PM10 suddivise per macrosettore.